Pranzo sociale interprovinciale con l’ANVGD di Gorizia, 2022
Come da tradizione, si è rinnovato anche quest’anno il ritrovo di esuli giuliano dalmati e loro discendenti a Gorizia il 18 settembre 2022. Il pranzo si è tenuto al ristorante “Tre Stelle”, sullo Stradon della Mainizza, per accogliere i 28 soci del Comitato Provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) ed altri amici delle provincie vicine. È stata la professoressa Maria Grazia Ziberna, presidente dell’ANVGD di Gorizia, con genitori di Pola e di Albona, a salutare gli invitati del simpatico incontro conviviale, allargato ad altre delegazioni dell’ANVGD, come quelle di Venezia e di Udine. Per i soci di Venezia erano presenti Francesco Tromba e don Marco Bagnarol, parroco di San Michele al Tagliamento (VE).
Francesco Tromba, nato a Rovigno nel 1934, è noto per il suo libro “Pola cara, Istria terra nostra. Storia di uno di noi Esuli Istriani”, opera toccante che ha ottenuto una segnalazione d’onore al Premio Firenze 2016. Giunto, nel 2021, alla ottava ristampa, il suo volume è stato oggetto di discussione accorata anche a Gorizia. “Ricordo quel 16 settembre 1943 – è il racconto di Francesco Tromba – quando arrivarono in sette titini coi fucili, erano di Rovigno, due restarono di guardia sotto casa, mentre gli altri salirono al secondo piano e col calcio dei fucili abbatterono la porta d’ingresso, poi iniziarono a cercare mio padre per tutta la casa, riuscirono a trovarlo nascosto sotto il lavabo della cucina e lo portano via”. La famiglia non ha mai saputo cosa gli fosse successo. Era un tipografo, Giuseppe Tromba, classe 1899, solo nel 2006 il figlio è venuto a sapere da una signora di Rovigno che il suo babbo fu una delle prime vittime gettate nella foiba di Vines, vicino ad Albona. Lì, in quel buco, Francesco portò una croce e pregò per il suo babbo.
Non è tutto, perché la madre di Francesco Tromba fu imprigionata il 5 maggio 1945 dai druzi in divisa con le armi spianate e portata nelle carceri di Fiume. Drug, in serbo, significa “compagno”, perciò gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia chiamavano druzi i partigiani comunisti. Fu accusata di essere nemica del popolo, perché aveva riferito ai tedeschi il nome di uno di coloro che gli avevano catturato e fatto sparire il marito nel 1943. Lavorava alla Manifattura Tabacchi. Francesco Tromba, a dieci anni, restò senza genitori, assieme alle sorelle Luciana, di sedici anni e Eliodora di sette. La mamma dei fratelli Tromba fu liberata dai druzi nel giugno 1946 e, per paura dei carcerieri, fuggì a Trieste, da dove, come dipendente statale, fu inviata alla Manifattura Tabacchi di Bari. Per Francesco, come per tanti esuli, ci sono tappe in varie parti d’Italia: Pola, Trieste, Venezia, Milano e Portogruaro, in provincia di Venezia. La novità per la presentazione goriziana del libro di Tromba è che è stato tradotto in lingua inglese da don Marco Bagnarol, per le comunità istriane sparse per il mondo: Canada, USA, Australia, Sudafrica. Don Marco, nato a Toronto nel 1967 da genitori friulani emigrati in Canada da San Vito al Tagliamento (PN), ha compiuto gli studi teologici a Londra ed è stato a lungo padre missionario in Uganda, Portogallo, Brasile e Nord America fino ad essere nominato nella parrocchia di San Michele al Tagliamento, dove ha conosciuto Francesco Tromba e la sua tragica storia di esule. Per tale opera di traduzione, don Marco è stato ringraziato con una pergamena dal Comitato Provinciale di Gorizia dell’ANVGD.
Tra i tavoli era presente Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia, che ha portato il saluto della città. Una curiosità dell’incontro è data dal fatto che Bruno Bonetti, vicepresidente dell’ANVGD di Udine, è giunto all’evento in bicicletta. La delegazione del Comitato Provinciale ANVGD di Udine era formata anche dai professori Elio Varutti e Daniela Conighi. Il vicepresidente Bruno Bonetti ha portato i saluti di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine, impegnata in questi giorni nella veste di nonna in Lussemburgo. Bonetti ha ricordato la recente scomparsa a Udine di Licio Damiani, nato a Lussinpiccolo, giornalista RAI e raffinato critico d’arte. “Proprio Damiani – ha detto Bonetti – raccontava che i suoi familiari, nel 1920, a causa delle pressioni degli Slavi del sud furono esuli dall’Isola di Curzola, in Dalmazia (Korčula, in Croazia). Quel primo esodo ha coinvolto molti italiani di Dalmazia, che hanno dovuto riparare a Zara, a Pola, a Trieste, o in Puglia. Poi dopo il 1943 dalle terre perse c’è stato il secondo esodo, che è più conosciuto”.
Erano presenti inoltre i soci ANVGD della Delegazione di Grado (GO), presieduta da Alda Devescovi, esule da Rovigno e consigliere comunale cittadino, oltre a quella di Monfalcone (GO), guidata dalla delegata Giuliana Garimberti, assessore alle Politiche abitative, servizi ai cittadini e assistenza del Comune di Monfalcone. La Garimberti ha riferito sullo stato di avanzamento dei lavori di una gradinata da intitolare alla figura di Norma Cossetto, laureanda seviziata e uccisa dai titini il 5 ottobre 1943, con un elegante mosaico di una rosa nel porticciolo “Nazario Sauro”, il sito più a nord del Mare Mediterraneo.
Ricordo dei soci scomparsi
Maria Grazia Ziberna ha poi ricordato con commozione che la comunità degli esuli ha subito nell’ultimo anno la scomparsa di importanti testimoni della sua storia, in particolare i soci del Consiglio Direttivo ANVGD di Gorizia, come la fiumana Luigia Pasquali Magnani, detta Didi, assieme a Claudio Pastoricchio e a Spartaco Ghersi. Claudio Pastoricchio, gradese, aveva sposato Armida Villio, esule da Fasana, ed insieme a lei aveva sposato pure l’Istria. Fino a quando la salute glielo ha permesso ha collaborato nell’organizzazione delle attività della delegazione dell’ANVGD divenendo un punto di riferimento per i soci ed offrendo un valido aiuto alla presidente della delegazione di Grado, Alda Devescovi.
Nel corso degli anni Claudio ha raccolto centinaia di splendide immagini, esposte più volte in varie mostre, pubblicate sul libro-catalogo “Ricordando l’Istria e la Dalmazia” dove si ammirano le cartoline d’epoca della sua collezione privata. Le didascalie del libro sono state tradotte da don Bagnarol in lingua inglese.
Un grave lutto è stata anche la scomparsa di Spartaco Ghersi. Nato a Zurigo nel 1932, consigliere comunale del Psi e attivo nel campo sociale, dopo aver vissuto per 12 anni con la madre a Parigi, nel 1944 era rientrato nell’amato paese d’origine della famiglia: Dignano d’Istria. Nel 1946, dopo aver optato per l’Italia, la famiglia si trasferì a Ronchi dei Legionari (GO), dove si ritrovarono 233 nuclei famigliari, per un ammontare di 504 persone. La famiglia Ghersi fu ospite per i primi anni del Castello nell’area dell’ex Cotonificio Triestino di Vermegliano. Nonostante i soli due anni da lui trascorsi a Dignano in Istria il legame di Spartaco con quella terra rimase sempre fortissimo, indelebile. È stato Ghersi, assieme al sindaco, Livio Vecchiet, a volere anche in città il Giorno del Ricordo, ricordato ufficialmente da allora in diversi punti del territorio. In particolare, è stato sempre presente alle cerimonie davanti al cippo di via dell’Istria, eretto nel 1967 dalla sezione cittadina dall’ANVGD in occasione del ventennale dell’Esodo. Un cippo dedicato alle genti istriane e dalmate che fu posto in opera a completamento della costruzione del villaggio situato tra via dei Campi, via Verdi e via dell’Istria, destinato agli esuli che erano giunti a Ronchi dei Legionari dal 1947 al 1963.
Analoghe le cerimonie in ricordo di Olga Di Blasi nel parco della Tenuta di Blasig in via Roma, accanto alla lapide che ricorda la giovane donna, figlia di Alessandro Blasig, podestà di Ronchi dei Legionari e proprietario terriero. La targa, che si trova dinnanzi alla cappella dell’elegante villa, porta impresso un verso di Ugo Foscolo: “Tu non altro avrai che il canto del figlio. O materna mia terra, a noi prescrisse. Il fato illacrimata sepoltura”. Non è un caso, visto che il corpo di Olga, nata a Vienna nel 1914, deportata nel novembre 1943 e infoibata nell’abisso Bertarelli di Raspo, nell’alta Istria, non è mai stato recuperato. Come Norma Cossetto, fu una delle donne arrestate, violentate e uccise perché erano figlie, mogli, sorelle di possidenti, di ex gerarchi fascisti, o per avere avviato attività commerciali.
Nell’anno precedente erano scomparsi anche i gradesi d’adozione Nicolò Nebbioso e Germano Germanis. Era detto Nicoleto de la Safica il signor Nebbioso, 96 anni, esule da Rovigno d’Istria. Aveva lavorato prima come autista di autocorriere e successivamente come custode della Società Azionaria Fabbrica Italiana Conserve Alimentari spa (Safica), la nota fabbrica di lavorazione e conservazione del pesce – produceva tra l’altro il tonno col marchio Nostromo – fondata dal suo conterraneo, il rovignese Mario Pedol, che si era trasferito nella cittadina quando nel 1946 la sua attività in Istria gli era stata confiscata dalle autorità jugoslave.
Germano Germanis, originario di Pola, giunto a Grado nel 1947, si era inserito subito nel tessuto sociale gradese grazie anche all’avvocato Anteo Lenzoni. Appena ventenne, Germano venne assunto come istitutore dei due convitti in cui studiavano i figli degli esuli, il “Nazario Sauro” e il “Fabio Filzi”, entrambi a quel tempo ospitati in due diversi alberghi di Grado, prima di essere trasferiti rispettivamente a Trieste e a Gorizia. Successivamente lavorò come impiegato all’Ospedale Civile di Grado, fondato negli anni ’20 da un medico di Pola, il dottor Aldo Smareglia, zio da parte di madre di Sergio Endrigo, e nipote del noto compositore polesano Antonio Smareglia. Da sempre innamorato della sua Istria, del suo mare e della storia della marineria, si dedicò alla passione della fotografia, restando in contatto con i suoi conterranei polesani anche attraverso il periodico che li raggruppava, “L’Arena di Pola”, quotidiano pubblicato dapprima a Pola – dal 1945 al 1947 sotto la spinta del Comitato di Liberazione Nazionale di Pola- successivamente a Gorizia e poi a Trieste.
Un anno particolarmente doloroso, l’ultimo, anche per la scomparsa di Anita Glavicich in Ziberna, la “maestra Anita”, esule da Albona, madre di Rodolfo, sindaco di Gorizia e di sua sorella Maria Grazia.
Poi tra gli applausi dei presenti sono stati nominati consiglieri onorari alcuni soci che per molti anni hanno fatto parte del direttivo provinciale: Marisa Bernardis, figlia di Ferruccio, primo sindaco di Gorizia eletto nel dopoguerra (originario di Veglia, profugo con la famiglia a Gorizia nel 1918, laureato in Giurisprudenza, Ufficiale degli alpini durante la Seconda guerra mondiale, tanto operò per accogliere gli esuli, offrendo loro opportunità di lavoro e occupandosi della costruzione del Villaggio dell’esule in Campagnuzza), il professor Claudio Rosolin, di Pisino e Ruggero Botterini, di Pola, autore di: “Parlavimo e scrivevimo cussì in casa Mocolo. Vocabolario del dialetto polesano-istriano” del 2014.
Infine è stato comunicato il nuovo Consiglio Direttivo dell’ANVGD di Gorizia, che è così composto: Maria Grazia Ziberna (presidente), Maria Rita Cosliani, Brunetta Sirotti, Rita De Luca, Sergio Ardessi, Alma Smilovich, Tullio Svettini, Lucilia Pasquali, Giuliana Garimberti, Gianluigi Martinis e Maria Letizia Ziberna.
Tra i commensali si sono notati anche soci di Fossalon di Grado (GO), località di appoderamento di vari esuli istriani. Uno di loro è Sergio Ardessi, di Buie. “Io son stato battezzato nel 1943 da don Francesco Bonifacio, a Crassizza, ciamada anche Villa Gardossi, un villaggio agricolo tra Buie e Grisignana. Lui l’11 settembre 1946 venne accoltellato da due guardie popolari titine e poi gettato nella foiba, ricordo che i vecchi di famiglia mi dicevano: Quel prete parla con Dio. Poi go de contar che da ricerche fatte da altri ho saputo che i miei avi Ardessi i vigniva da Lissa e i se ciamava Radessich. Dopo tre anni al Campo profughi di Padriciano, i ne ga dà lavoro a Fossalon nel 1958”.
Ha voluto aggiungere Alma Anna Smilovich, esule di Momiano: “A Fossalon i ne ga portà coi celulari e le coriere de la polizia e quando se passava da Fiumicello, dove iera tuti comunisti, i botegai i sbassava le saracinesche e la zente serava le finestre, una brutta accoglienza per noi che scampavimo da casa nostra in Istria, quando i ‘sciavi ne zigava drio: Procleti talijanski (Maledetto italiano)”.
Venuto a conoscenza del conviviale incontro con Francesco Tromba a Gorizia, il signor Claudio Ausilio, esule di Fiume e delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo ha voluto salutare l’Autore con le seguenti parole: “Ricordo caramente Francesco Tromba per la sua bontà d’animo nel raccontare i fatti tremendi che hanno portato al prelevamento del suo babbo in Istria nel 1943, contenuti nel suo bel libro premiato a Firenze e ora anche tradotto in lingua inglese. È una gran bella notizia per il mondo degli esuli giuliano dalmati. Bisogna diffondere le nostre storie”.
I dati del libro di Francesco Tromba
Francesco Tromba, Pola cara, Istria terra nostra. Storia di uno di noi esuli istriani (1.a edizione a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, Comitato Provinciale di Gorizia, 2000), Bibione (VE) – Trieste, Europa Tourist Group, 8.a ristampa, 2021, pp. 84.
Cenni di sitologia
Elio Varutti, L’esodo di Sergio Ardessi da Buie d’Istria a Padriciano e Fossalon di Grado (GO), 1955, on line su varutti.wordpress.com dal 22 settembre 2021.
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Testi di Maria Grazia Ziberna e Elio Varutti. Networking a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Bruno Bonetti e Maria Grazia Ziberna. Adesioni: ANVGD di Arezzo. Copertina: Il nuovo Consiglio Direttivo dell’ANVGD di Gorizia. Fotografie di Bruno Bonetti, Elio Varutti, Maria Letizia Ziberna, da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/