Udine. L’ultimo saluto a Angelo Viscovich, esule di Albona, vicesindaco di S. Giorgio di Nogaro
Tanti insegnanti, tanti studenti, molti esuli dell’ANVGD e persone varie hanno partecipato alle esequie di Angelo Viscovich il 5 giugno 2023 nella chiesa della Madonna di Fatima a Udine. Esule di Albona, Viscovich era cresciuto con la muleria del Villaggio giuliano di San Giorgio di Nogaro, sorto nel 1950 per accogliere 32 famiglie dell’esodo giuliano dalmata fermatesi in Friuli. Era un gruppo di 150 ragazzi che si ritrovava vicino all’ancona della Madonna, pensando all’Istria, a Fiume e alla Dalmazia. Poi partecipava a varie gite per il Friuli per stare in compagnia.
Viscovich, laureato in Sociologia a Trento, oltre che amministratore di vari enti e docente di Diritto ed Economia nelle scuole superiori della provincia di Udine, era stato per quasi vent’anni consigliere comunale di San Giorgio di Nogaro, poi vicesindaco e assessore al bilancio, oltre che socio attivo dell’ANVGD di Udine. Oltre al ricordo affettuoso del celebrante, anche i figli, Irene ed Emilio hanno letto alcune commoventi parole in onore del loro babbo, concludendo con “adesso lassù c’è un angelo in più”.
È intervenuta poi la dottoressa Giorgia Gollino, laureata in Giurisprudenza all’Università di Udine, con una tesi in Diritto internazionale e pubblico comparato sui beni abbandonati dagli esuli giuliano dalmati. La Gollino ha ricordato il fervore con cui il professore Viscovich l’ha consigliata nell’impostare una tesi di quel genere, dal Trattato di pace del 1947 fino al Trattato di Osimo del 1975, poi pubblicata nel volume miscellaneo “Terra mia, addio! Riflessioni umanistiche sui beni italiani abbandonati in Slovenia e Croazia”.
È intervenuto il professore Elio Varutti, del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine, portando il saluto ed i sentimenti di cordoglio alla moglie Vilma e ai figli da parte della presidente Bruna Zuccolin, impegnata all’estero. Varutti ha ricordato la cordialità e la correttezza del professor Viscovich “quando eravamo colleghi all’Istituto Stringher di Udine, organizzando vari interventi educativo didattici sulla tematica dell’esodo giuliano dalmata e delle foibe, nel rispetto della legge n. 92 del 2004”.
Ecco, infine, l’orazione funebre letta dal professor Bernardo Cattarinussi, docente di Sociologia e metodologia della ricerca sociale all’Università di Udine.
“Per Angelo. Non si può certo sostenere che Angelo Viscovich abbia avuto un’infanzia serena. Cacciato dalla natia Albona, nella punta finale dell’Istria, si è ritrovato in uno dei villaggi per istriani disseminati lungo le sponde dell’Alto adriatico. Rimasto orfano di padre in giovanissima età, è stato allevato dalla sola mamma, che peraltro, quasi per un introiettato sentimento di reciprocità, ha cercato di accudire in tutta la sua lunga vecchiaia. Dal punto di vista scolastico, ha frequentato con profitto le scuole medie e superiori iscrivendosi poi alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trieste. Dopo aver brillantemente superato l’allora terribile biennio, è stato attratto, come tanti, dalle sirene della contestazione giovanile degli anni settanta, trasferendosi alla Facoltà di Sociologia di Trento. Appena laureato, ha intrapreso ruoli politici e amministrativi nella Bassa friulana per poi dedicarsi all’insegnamento in alcune scuole superiori udinesi. Più che un docente-giudice è stato un insegnante-educatore, che cercava di far comprendere agli allievi il diverso mutare del contesto istituzionale, le leggi del governo economico e il possibile panorama della Nuova Europa.
Uomo di grande affabilità, intendeva la politica come servizio ai cittadini e non come luogo di scontro fra fazioni in lotta. Anche nella sua personale vicenda di esule, pur avendo mantenuto sempre un sentimento nostalgico per quelle terre e quel mare, non ha mai esternato posizioni revanscistiche, ma ha cercato in ogni occasione di favorire il dialogo inter-confinario senza alcun bendaglio ideologico. Trattava anzi le adesioni ideologiche eccessive con una certa dose di ironia, come quando raccontava del suo sfegatato compaesano italianista, che all’arrivo al potere dei titini aveva rapidamente cambiato il proprio nome (Benito) in Josip.
Oltremodo rispettoso degli studi, ha affrontato anche la ricerca sociale e una specializzazione accademica nelle materie che insegnava. anche nelle dure prove sanitarie che ha dovuto affrontare negli ultimi anni non gli è mai venuta meno la stima verso i professionisti della sanità e della ricerca medica.
Ai figli Irene ed Emilio, di cui andava giustamente fiero senza peraltro darlo troppo a vedere, e alla moglie, che amava profondamente, vadano le più sentite condoglianze delle persone che, come me, hanno avuto il piacere di conoscerlo e di condividere alcuni momenti della sua traiettoria di vita”.
Bernardo Cattarinussi
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Alla cerimonia religiosa era presente un’ampia delegazione del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), composta, tra gli altri, da: Bruna Travaglia, esule di Albona e componente del Consiglio Esecutivo del sodalizio, Eda Flego, esule di Pinguente, Giorgio Gorlato, esule di Dignano d’Istria e l’architetto Franco Pischiutti, con parenti di Fiume e dal professor Varutti.
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Progetto di Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine. Networking e ricerche a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettori: Marco Birin. Fotografie di Elio Varutti. Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/