Udine, Fatovic, Satti e Meneghini nel Giorno del Ricordo al Liceo Copernico con l’ANVGD
È stato Paolo De Nardo, Dirigente scolastico del Liceo scientifico “N. Copernico” di Udine a salutare gli intervenuti in aula magna per l’ultima attività formativa riguardo al Giorno del Ricordo. Di fronte a una novantina di studenti di quattro classi quinte del Liceo delle Scienze Applicate ha voluto accennare al bisogno di dialogo e di pace che urge anche ai tempi nostri. Gli allievi erano accompagnati dai professori di Storia Paolo Vianello, Franco Fallilone e Andrea Rossi. L’evento si è svolto il 23 febbraio 2023, alle ore 11, con il coinvolgimento del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), presieduto da Bruna Zuccolin.
La scuola udinese ha programmato due interessanti proposte formative. Certe classi hanno partecipato a un progetto in rete con gli istituti “Marinelli” e “Zanon”, coordinato dal professor Gianpaolo Izzo, con alcune lezioni di approfondimento a cui ha partecipato, tra gli altri, lo storico Raoul Pupo. In seguito c’è stata una visita guidata a Gorizia-Nova Gorica e a Basovizza di Trieste.
Una seconda iniziativa, coordinata dal professore Andrea Rossi, dello stesso Liceo Copernico, si è articolata in due incontri. Nel primo evento, svoltosi il 16 febbraio, Mauro Tonino, storico dell’ANVGD di Udine, ha illustrato agli allievi, con il supporto di materiale fotografico e cartografico, le vicende del confine orientale, individuando nei luoghi, nelle città, nei paesi e nelle personalità del passato le origini della complessa identità territoriale.
Nel secondo incontro, del 23 febbraio appunto, sono intervenuti alcuni testimoni e storici, come Emilio Fatovic, Sergio Satti, Rosalba Meneghini, Elio Varutti, oltre al poeta Giuseppe Capoluongo. Ha introdotto i lavori in aula magna il professor Andrea Rossi, con avi di Bogliuno, oggi in Comune di Lupogliano, nell’Istria croata, rivolgendo alcune domande ai relatori. Poi ha avuto la parola Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine, ringraziando il preside e il Liceo per l’originale offerta formativa. Varutti ha spiegato che non si è parlato per 70 anni di foibe ed esodo giuliano dalmata per realpolitik e, soprattutto, per non disturbare chi si stava staccando da Stalin, cioè il maresciallo Tito, vincitore con gli Alleati su una guerra voluta dal nazifascismo. Ci fu una cattiva accoglienza dei 350 mila esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia fuggiti o trasferiti dalle terre degli avi. “Il fiumano Carlo Cristiano Conighi, mio cognato – ha aggiunto Varutti – da bambino si sentiva dire dai genitori esuli a Belluno e in Emilia Romagna: ‘no sta parlar dialeto, se no i te riconosse”.
In seguito ha parlato la maestra Rosalba Meneghini, delegato organizzativo dell’ANVGD di Udine. “I miei nonni, esuli di Rovigno, nel 1959, hanno vissuto nella cripta del Tempio Ossario di Udine – ha detto la Meneghini – perché i Centri raccolta profughi erano pieni e non c’era più posto nemmeno nei collegi delle monache. Mia mamma, Maria Millia, per paura non voleva parlare dell’esodo, così io ho saputo dell’esistenza del Centro smistamento profughi di via Pradamano, da dove passarono oltre 100 mila rifugiati, solo da una pubblicazione dell’ANVGD locale, quando era guidata dall’ingegnere Silvio Cattalini, esule di Zara”. Soprattutto dopo il 18 agosto 1946, quando ci fu l’attentato titino di Vergarolla, a Pola, l’esodo dalla città istriana fu massiccio, su 32 mila abitanti, vengono via 28 mila e 500 italiani.
È stato chiesto all’ingegnere Sergio Satti, classe 1934 esule di Pola, vice presidente dell’ANVGD di Udine dal 1987 al 2015, di parlare dello zio Cleva. “A Barbana d’Istria, mio zio Ugo Cleva aveva sposato una donna croata – ha detto Satti – dopo l’8 settembre 1943, i titini l’hanno preso prigioniero con altri venti italiani e caricato su un camion per Pisino, è tornato solo lui perché un commissario politico disse che, anche se era italiano, ‘me ga sempre parlà in croato’. Tutti quegli altri, mi penso, che i li ga copai in foiba. Poi quando al liceo a Bolzano, dove la mia famiglia era finita esule, dicevo di essere nato a Pola, tutti mi davano del fascista, ma non era vero. Eravamo al Centro raccolta profughi di Laives (BZ) in una caserma per 3 mila posti, che non è nemmeno segnata nell’elenco dei Crp fatto dagli studiosi”.
Poi è stato invitato a parlare Emilio Fatovic, nato a Zara, presidente dell’Università Popolare di Trieste, oltre che orgoglioso socio dell’ANVGD di Udine. Il professor Fatovic era appena uscito da un incontro per il Giorno del Ricordo con le classi 4^ AUT A e 4^ MEC B dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “A. Malignani”, per la collaborazione di Antonella Favaro. Fatovic che, nel 2018, era Consigliere del Comitato Economico Sociale Europeo di Bruxelles, ha esordito così mentre non volava nemmeno una mosca: “Mia mamma, che aveva lavorato alla fabbrica di Maraschino dei Luxardo, viene via nel 1957 con me e mia sorella, poi abbiamo chiesto asilo politico a Gorizia, dove eravamo in vacanza da parenti con passaporto jugoslavo. Con la richiesta di asilo politico diventiamo apolidi, poiché erano scaduti i diritti d’opzione per l’Italia. Mio padre ci raggiunge alla fine del 1959 con la concessione della cittadinanza italiana, svincolandosi da quella jugoslava. C’è da dire che dal 1923 al 1945 mio papà Emilio era a Zara con cittadinanza italiana, mentre mio nonno e miei due zii rimasti croati vivendo a Zara, dopo il passaggio della città all’Italia, avevano il lasciapassare perenne”. Chissà se i profughi apolidi Fatovic sono passati per qualche Campo profughi?
“Ne abbiamo passati sei di campi profughi – ha detto Fatovic – si comincia col Crp di Cremona, poi ci spostano a Gargnano (Brescia), a Capua (Caserta), a Udine, Padriciano (Trieste) e al Villaggio giuliano di Opcina (Trieste), in alloggi accettabili, pur con i servizi igienici in comune per quattro famiglie. Ricordo che a Udine, in via Pradamano, nello stesso locale dove dormivo in veste di profugo, nei primi anni ’60 frequentavo le lezioni, perché lì c’era una succursale della mia scuola, cioè l’Istituto Malignani”. Avete avuto dei caduti in famiglia nel 1943-1944 a causa dei titini? “Sì, allo zio Antonacci – ha concluso Fatovic – che era fascista, hanno messo una pietra al collo e lo hanno buttato in mare; a Zara no iera le foibe, i te mazava per annegamento”.
Al termine dell’incontro Giuseppe Capoluongo, poeta dell’ANVGD di Udine, ha letto due sue composizioni, dedicate alla suocera istriana, intitolate “Da Rovigno con la Singer” e “Il silenzio”.
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Note varie – Testi di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettori: Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti, Claudio Ausilio, i professori Annalisa Vucusa e Stefano Meroi. Aderiscono il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.
Ricerche e Networking di Girolamo Jacobson e Elio Varutti. Copertina: Emilio Fatovic, profugo di Zara parla al Liceo Copernico di Udine per il Giorno del Ricordo. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Fotografie di Elio Varutti e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/