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Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato Udine | Morire a Zara nel 1942, la fine di Giacinto Trupiano
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Morire a Zara nel 1942, la fine di Giacinto Trupiano

Lug 08 2023

Morire a Zara nel 1942, la fine di Giacinto Trupiano

Riceviamo e interessati pubblichiamo un racconto di Giorgio Gaspar, scrittore di Zara, scomparso nel 2015. Il testo originale videoscritto fa parte della Collezione di Franca Balliana Serrentino. Si ricorda che Zara, sulla costa dalmata, fa parte del Regno d’Italia dalla fine della Prima guerra mondiale fino al 10 febbraio 1947, quando fu ceduta alla Jugoslavia di Tito. Il 6 aprile 1941 l’Italia di Mussolini, partendo anche da Zara, invase il Regno di Jugoslavia assieme alle truppe di Hitler e agli alleati ungheresi e bulgari, per spartirsi il territorio. Si sviluppò velocemente una guerriglia nazionalista e monarchica, cui fece seguito un’azione egemone dei partigiani comunisti di Josip Broz Tito che misero in notevole difficoltà le truppe occupanti dell’Asse. Si consideri poi che Zara, dal 2 novembre 1943 al 30 ottobre 1944, fu oggetto di 54 bombardamenti aerei angloamericani, su suggerimento titino, per radere al suolo la città troppo italiana, o veneziana, o dell’Antica Roma. Il racconto presente si inquadra in tale contesto storico. Nel proporre il testo dell’Autore in questa sede si è cercato di rispettare la grafia originale del testo videoscritto, con una breve nota conclusiva. Ecco lo scritto di Giorgio Gaspar. (a cura di Elio Varutti).

Giorgio Gaspar, Chiesa di San Simeone a Zara, grafica.

Morire a Zara

“Quello che veramente ami non ti sarà strappato” (E. Pound)

Era un caldo pomeriggio d’estate, solo qualche facchino sonnacchioso assisteva allo sbarco dei pochi passeggeri, pieni di ingombranti valigie. Un giovane sulla Riva Nuova con il bagaglio vicino si guardava intorno un po’ perplesso e smarrito. Le alte mura, un tempo fortificazioni della città, creavano in lui un certo disagio. Un portabagagli robusto e dai possenti muscoli gli si avvicinò e con aria servile chiese se poteva essergli utile, così si fece accompagnare al vicino albergo “Roma”.

Veniva dalla lontana Toscana con l’incarico di professore di matematica a Zara. Quando salutò la madre e i suoi familiari era pieno di entusiasmo per il ruolo che andava a ricoprire e non pensava che per un tragico gioco del destino non li avrebbe più rivisti.

Si inserì con difficoltà nel “modus vivendi” di questa piccola città troppo attaccata al suo passato e non ostile ai forestieri ma un po’ guardinga. Si unì al gruppo di insegnanti, impiegati venuti dall’Italia, che formavano un gruppo a sé e tentò di amalgamarsi nel tessuto cittadino.

Questo drappello un po’ vivace si scontrò con dei giovani zaratini per futili motivi al caffè Centrale: grossi paroloni e qualche ematoma. Tutto sembrava finito quando questa compagnia sfidò a duello gli avversari complici nella rissa. Gli zaratini di carattere un po’ tempestoso ma di sentimenti buoni, ormai dimentichi del battibecco del caffè Centrale, prima risero pensando ad uno scherzo, ma poi più il tempo passava una trepidazione e angoscia si impadronirono di loro. Si venne al duello con sciabole trovate in polverose soffitte tra l’insicurezza e la paura degli antagonisti, qualche goccia di sangue bagnò le lame e subito lo scontro fu sospeso per l’intervento del giovane professore di matematica Giacinto Trupiano. Il giorno dopo si concluse la disputa in una trattoria con grandi brindisi di Malvasia e cosciotti di agnello alo spiedo.

Giacinto Trupiano era un giovane elegante e bello con la parlantina sciolta, il suo modo di fare affascinava le sue giovani allieve delle magistrali, che lo guardavano con gli occhi sognanti. Conobbi questo giovane professore in casa di mia nonna quando veniva a dare ripetizione a una zia. Ricordo, avevo circa sette anni, quando passandomi dolcemente la mano sui capelli mi disse: “… giovanotto, ricordati che la vita non è sempre un gioco”. Una frase di cui solo ora, a distanza di decenni, comprendo tutto il significato. Dopo un periodo di calma apparente, la guerra a Zara si fece sentire con tutta la sua violenza e accanimento, sembrava che nel mondo in conflitto esistesse solo questa città di circa un chilometro quadrato da distruggere, cancellare le sue radici, annientare il suo popolo per estirpare il male. Giacinto Trupiano indossò la divisa di sottotenente, ormai per lui le aule scolastiche erano solamente un ricordo, mentre le sue allieve si nascondevano nei rifugi antiaerei.

Era il 26 maggio 1942: percorreva in macchina la strada di Ervenico (Zara). Deserta e sconnessa. Alti alberi la fiancheggiavano e intuiva che passare anche se ben armati per quella zona voleva dire una strada senza ritorno. Era un punto dove operavano le bande titine. All’improvviso, un grosso albero cadde sulla strada sbarrando il percorso e dalla oscura boscaglia un’apocalisse di fuoco e fiamme investì la piccola autocolonna.

Risposero al fuoco nemico con il coraggio della disperazione. Giacinto vedeva intorno a sé cadere i suoi uomini e anche il prefetto della provincia avvocato Vezio Orazi. Fu l’ultimo ad essere colpito da diverse raffiche di mitraglia. Con il sangue che cadeva copiosamente dal suo corpo e con la pistola ancora fumante levò gli occhi al cielo e il suo pensiero fu per la sua Toscana, sua madre e per Zara che amava, che ora sapeva persa per sempre.

Addio caro professore!                                  Giorgio Gaspar

La copertina del fascicolo prodotto da Giorgio Gaspar con disegni suoi originali. Collezione Franca Balliana Serrentino

Nota storica – Giacinto Trupiano, il prefetto Vezio Orazi e alcuni militari al seguito furono uccisi in una imboscata del primo plotone del battaglione partigiano “Bude Borjan”, comandato da Slobodan Macura “Bondo” – secondo wikipedia. Come rappresaglia per la loro morte, un distaccamento di circa 300 soldati italiani al comando del maggiore Capelli, composto dalla 107ª Compagnia mitraglieri, dalla 107ª Legione CC.NN. “Cairoli”, da una sezione lanciafiamme supportato da 3 aerei, lasciò Zara verso l’area di Bukovica. Il 29 maggio i soldati presero 11 persone da Mokro Polje che furono rinchiuse nella prigione di Kistanje come sostenitori dei ribelli e giustiziati senza processo. Il giorno seguente circa 20 case furono incendiate nel villaggio di Maibrade. Ulteriori atti si sono verificati quando, dopo aver perquisito villaggi e frazioni, 30 persone furono giustiziate – conclude il testo di wikipedia – bruciando 80 case di contadini, animali inclusi.

Kistanje, in italiano, è Chistagne. I militari del Regio Esercito Italiano a Chistagne proteggevano i serbi scappati da Knin (ital.: Tenin) per sfuggire alle brutalità degli ustascia.

Biografia dell’Autore – Giorgio Gaspar è nato a Zara l’11 maggio 1935. Poeta, incisore e scrittore dalmata del Novecento, è stato attivo sul tema dell’esilio. Ha vinto il Premio “El Vovo de Venexia” per la grafica nel 2003. Ha collaborato con «L’Arena di Pola» nel 2006. Di sé scriveva così nel 2008: “Sono nato a Zara (Dalmazia), vivo a Venezia, collaboro con diverse riviste e giornali pubblicati in Italia e all´estero. Ho scritto circa 220 racconti tra piccole biografie su personaggi dimenticati dal tempo, favole, leggende sui castelli istriani e gialli”. Gaspar ha pubblicato alcuni racconti nel 2010. È deceduto nel 2015.

Nota di Bruno Bonetti – La cugina di mio papà Cesia Filippi (Zara 14.07.1919-Mogliano Veneto 26.06.2008), che io vedevo spesso da bambino, aveva sposato in prime nozze l’avvocato Diego Carlo Battestin (Fiume 12.07.1917-Ervenico 20.05.1942), di cui era rimasta prematuramente vedova, poiché, arruolato nella II guerra mondiale quale sottotenente, cadde insignito di medaglia d’argento al valor militare, appunto, a Ervenico. Cesia Filippi era figlia di Gina Bonetti, sorella di mio nonno, e di Amato Filippi, preside del liceo ginnasio “Gabriele D’Annunzio” di Zara e direttore del giornale «L’aquila del Dinara».

Documento originale – Giorgio Gaspar, Morire a Zara, testo in Word, pp. 2 con copertina.

Cenni bibliografici – Vezio Orazi, voce in:  wikipedia.org/  Visualizzazione del 7.7.2023. Dati privi di una fonte certa.

– Oddone Talpo, Dalmazia, una cronaca per la storia (1942), parte 4, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Roma, 2000.

Ringraziamenti – Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi e dei siti web menzionati, si ringrazia, per la collaborazione alla ricerca, la signora Franca Balliana Serrentino, che vive a Jesolo (VE), per aver cortesemente concesso, il 6 luglio 2023, la diffusione e pubblicazione. Si ringraziano per la collaborazione riservata Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR) delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo, Bruno Bonetti e Annalisa Vucusa (ANVGD di Udine). Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine

Progetto del professor Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettrice: Franca Balliana Serrentino, assessore alle Attività promozionali del Libero Comune di Zara in Esilio. Altri lettori: Bruno Bonetti, Claudio Ausilio, i professori Annalisa Vucusa e Ezio Cragnolini. Aderiscono il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.

Ricerche e Networking di Girolamo Jacobson e Elio Varutti. Copertina: Giorgio Gaspar, Chiesa di San Donato a Zara nel 1945, grafica. Collez. Franca Balliana Serrentino. Altre fotografie da collezioni citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

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varutti
alessandra@artmediadesign.it

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