
Visita a Fossoli di Carpi, Campo di concentramento e Villaggio San Marco di esuli istriani
I luoghi della memoria hanno un che di sacro. Questo è un luogo dove furono ammassati gli ebrei in attesa di essere deportati ai Campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Nel dopoguerra fu un villaggio di accoglienza per esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia in fuga dalle violenze titine. Qui si incrociano senza mai toccarsi due pezzi della storia d’Italia: la Shoah e l’esodo giuliano dalmata.
È in tale posto che il Circolo culturale della Parrocchia di San Pio X, di Udine, in collaborazione con il Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), ha organizzato una visita d’istruzione il 23 febbraio 2020 per 19 partecipanti. Accompagnati da Francesca, un’ottima guida turistica, ci si è aggirati tra i ruderi delle costruzioni dove furono alloggiati i profughi giuliano dalmati al Villaggio San Marco dal 1954 al 1970. Il momento più emozionante è stato quando Antonio Zappador, esule istriano, ci ha raccontato dell’incontro di due anziani sopravvissuti alla Shoah con i suoi genitori. “In quella casa lì, con un tozzo di pane e un po’ di sale – ha raccontato Zappador – hanno celebrato un rito ebraico, parlandosi in yiddish, che la mia mamma, Olga Alexsandrovna Rackowsckij, di origine ucraina, conosceva e mio papà istriano andava dietro, comprendendo il mondo russo, essendo stato prigioniero di guerra in Siberia fino ai primi anni ‘20”.

La guida turistica Francesca, con dati storici precisi e una grande sensibilità umana, ci ha descritto le 7 fasi vissute dal Campo di Fossoli. Sorto nel 1942, quando il Regio esercito italiano piantò delle tende per accogliere i prigionieri di guerra militari inglesi, sudafricani e neozelandesi. Era il P.G. 73, ossia Campo di Prigionia n. 73, dove passarono 5.000 prigionieri. Dal 5 dicembre 1943 viene trasformato in Campo di concentramento per ebrei della Repubblica Sociale Italiana (RSI). Sotto la scorta armata di militi italiani partono i primi convogli di ebrei per i campi di sterminio nazisti. Il 22 febbraio 1944, col secondo trasporto, viaggia nei carri bestiame anche Primo Levi, arrestato nel dicembre 1943 in Valle d’Aosta con un gruppo partigiano. In quel periodo la struttura consta di decine di baracche in mattoni, tutte smantellate in seguito, è il cosiddetto Campo vecchio. Il 15 marzo 1944 è trasformato dai nazisti in Campo di Polizia e di Transito. È il principale Campo di concentramento italiano, dato che il lager di San Sabba a Trieste era in una zona di operazioni del Terzo Reich, non facendo più parte dell’Italia. Di qui partono 2.844 ebrei e 2.000 reclusi politici.
Il 2 agosto 1944, con l’avanzare del fronte bellico, il Campo è chiuso e trasferito a Bolzano-Gries, così Fossoli è un centro di raccolta destinata al lavoro coatto nei territori del Reich. Dopo la fine del conflitto il Campo accoglie i fascisti e i collaborazionisti militari e civili. Dal mese di agosto 1945 al 1947 accoglie profughi ed ebrei reduci dai campi di concentramento nazisti. Dal 1947 al 1952 don Zeno Saltini accoglie oltre 1.000 bambini e ragazzi abbandonati e orfani. Nel 1954 vengono costruiti 16 edifici per accogliere i profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia fino al 1970; essi fuggono dalle loro terre assegnate dal Trattato di pace alla Jugoslavia. Si tratta di 250 famiglie, per 1.500 persone.

Come già accennato la visita d’istruzione è stata un’occasione d’incontro con esuli istriani e loro discendenti in collaborazione con l’ANVGD di Modena. All’evento hanno partecipato, oltre ad Antonio Zappador, anche Paolo De Luise, di Pirano, Monica Lugli, con nonni di Umago e lo studioso Roberto Riccò.
Paolo De Luise ha riferito che suo padre pescatore “nel 1953 giunge a Trieste, in seguito anche il resto della famiglia riesce a venir via”. Nel 1954 i nonni sono inviati a Udine, dove funzionava il Centro smistamento profughi. “Andarono ad abitare in un altro Campo di Udine – ha spiegato De Luise – in certe grandi baracche di lamiera, calde d’estate e fredde d’inverno”. Poi i De Luise si spostarono al Villaggio San Marco di Fossoli (Riccò, pag. 161).
“Mio nonno Antonio Vegliani, nato nel 1911 a Umago e la nonna Palmira Gambo, classe 1920 – ha detto Monica Lugli – hanno vissuto al Villaggio San Marco e nonno Antonio era alla Manifattura Tabacchi”. Pure loro, come i vari profughi del Villaggio negli anni ’50 hanno passato momenti di mala accoglienza, come gli sputi o l’epiteto di “triestèin fassisti”. In seguito i comportamenti si acquietarono e diversi profughi si sono integrati mediante matrimonio con gli autoctoni, di tradizionale tendenza politica comunista.
In pullman, durante il viaggio da Udine a Fossoli, Tiziana Menotti, del Circolo culturale di San Pio X, ha illustrato gli scopi della visita con cenni alla produzione culturale di Primo Levi. Invece il professor Elio Varutti, vicepresidente dell’ANVGD di Udine, ha descritto la situazione dei profughi d’Istria, Fiume e Dalmazia in transito a Udine, provenienti da Trieste, per giungere al Villaggio San Marco di Fossoli, con diversi patimenti.
Tra le varie domande rivolte alla guida Francesca, la professoressa Elisabetta Marioni, presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Comune di Udine, nonché socio ANVGD, ha chiesto informazioni riguardo alla presenza nel 1945 di scrittori, in veste di prigionieri repubblichini al Campo di Fossoli.

I commenti di altri partecipanti alla visita – Oltre alle parole di Alessia Biasizzo, molto soddisfatta della guida Francesca, che dava bada anche ai bambini presenti nella comitiva, ecco quanto Giuseppe D’Anzul ha scritto: “Anche se la Storia è uno dei grandi amori della mia vita, rimango sempre meravigliato di come certi luoghi possano raccontare contemporaneamente esperienze storiche molteplici e successive l’una all’altra. La ‘carriera’ del campo di Fossoli lo vede in ben sette ruoli, in particolare quello orrendo di ‘sala d’aspetto’ di Auschwitz per i nostri concittadini ebrei, e quello triste di luogo di ospitalità per i profughi della Venezia Giulia in mezzo a una regione ostile. Esperienze che la stupidità di qualcuno vorrebbe contrapporre, come se le vicende dell’umanità fossero una questione di tifo calcistico, ma la cui convivenza, forse, ci potrebbe far pensare alla parte più brutta della natura umana in maniera più profonda e completa, senza coloriture politiche che potrebbero portarci fuori strada”.

Fonti orali – Interviste di Elio Varutti del 23 febbraio 2020 a Fossoli di Carpi (MO). Si ringraziano gli intervistati per il racconto esclusivo della loro esperienza, anche se dolorosa e destabilizzante
Paolo De Luise, Pirano 1949.
Monica Lugli, Carpi (MO).
Antonio Zappador, Verteneglio 1939.
Riferimenti bibliografici – Primo Levi, Se questo è un uomo (1^ ediz.: 1947), Torino, Einaudi, 1958.
Roberto Riccò, Quegli strani italiani del Villaggio San Marco di Fossoli, «Terra e identità», n. 89, Modena, 2019.
Natale Zaccuri, Il campo “P.G. 57” a Premariacco: storia di un luogo di prigionia e della sua chiesa, Udine, Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori, Sezione Provinciale di Udine, Grafiche Civaschi, Salt di Povoletto (UD), 1996.
Antonio Zappador, 29.200 giorni. Una vita piena di tutto… di più, Carpi (MO), stampato in proprio, 2019.
Sitologia – Fondazione Fossoli.
E. Varutti, Auschwitz, luogo della Shoah, on line dal 21 aprile 2017.
E. Varutti, Birkenau, visita al campo di sterminio, on line dal 3 maggio 2017.
E. Varutti, Memoriale della deportazione ebraica a Borgo S. Dalmazzo, Cuneo, on line dal 3 giugno 2018.

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Servizio giornalistico di Elio Varutti. Ricerche e Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Elio Varutti, Paolo De Luise, Sandro Zuliani e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.