
Mostra a S. Quirino (PN) con l’ANVGD di Udine, Istria e Dalmazia in foto,
Gianni Giugovaz, sindaco di San Quirino, in provincia di Pordenone, ma prima di tutto esule istriano, ha inaugurato la mostra di fotografie sui Territori dell’Istria e della Dalmazia. Nato a Butturi di Buie nel 1952, è esule a S. Quirino, poi l’hanno fatto sindaco. Nella sua introduzione alla mostra fotografica ha ricordato il dolore dell’esodo così come lo raccontava sua madre.
È stata Bruna Zuccolin ad aprire l’incontro culturale organizzato dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, venerdì 29 novembre 2019, presso il Ristoro da Sferco, via Umago n. 2 a San Quirino. Si ricorda che i veci Sferco sono di Giurizzani di Materada, lo stesso luogo natio di Fulvio Tomizza.

“Vogliamo dare spazio ai giovani – ha detto – che, in questo caso, sono i due autori delle 25 fotografie a colori di questa straordinaria mostra”. Curatore della rassegna è l’architetto professor Mauro Bertagnin, professore ordinario di Design e Progettazione Tecnologica dell’Architettura dell’Università degli Studi di Udine. La stampa delle immagini è stata eseguita da Foto Fulvio Color di Pregnolato Marco, di Udine. Autori delle splendide immagini sono di Lorenzo Furlano, con il nonno di Zara e Fabiana Burco, che sono intervenuti per parlare con il pubblico di una ventina di persone presenti. In particolare Fabiana Burco ha letto la poesia “Go solo voia” di Sacha Courir, dal volume di Gioia Calussi, intitolato “Profumo di Dalmazia”, del 1995.
Ha parlato pure Sergio Satti, esule da Pola e decano dell’ANVGD di Udine. “A Barbana d’Istria, mio zio Ugo Cleva aveva sposato una donna croata – ha detto Satti – dopo l’8 settembre 1943, i titini l’hanno preso prigioniero con altri venti italiani e caricato su un camion, è tornato solo lui perché un commissario politico disse che, anche se era italiano, ‘me ga sempre parlà in croato’. Tutti quegli altri, mi penso, che i li ga copai in foiba”. Un saluto e un ringraziamento ai gestori istriani del locale per l’ottima accoglienza riservata ai fotografi e ai vari soci dell’ANVGD di Udine sono stati rivolti ai presenti dal professor Elio Varutti, vicepresidente del sodalizio.

La storia Silvano Varin, esule da Cittanova
Tra il pubblico, ha onorato gli autori della sua presenza anche Silvano Varin, presidente dell’ANVGD di Pordenone, sancendo così la buona collaborazione esistente tra i sodalizi provinciali. “Sono preoccupato – ha detto ai redattori del blog presente – perché i giovani discendenti di esuli partecipano poco alle iniziative patriottiche e religiose sull’esodo giuliano dalmata, noi invecchiamo e non so come potrà avvenire il ricambio nella nostra associazione”. Varin, classe 1935, vien via dall’Istria nel 1955. Con la famiglia passa dieci anni a Trieste, prima di spostarsi a Pordenone, per lavoro al nascente Provveditorato agli studi della nuova provincia. “Ho passato alcuni giorni anche nel Centro Raccolta Profughi di Opicina – ha precisato – stavamo nelle baracche di legno, ogni famiglia in metri 5 x 6, con i letti a castello, le pareti di legno, prima però ci avevano messo nell’ex cinema, per fortuna che la sorella di mia nonna aveva lasciato in eredità un piccolo appartamento, che quando si è liberato dagli affittuari, ci ha consentito di cambiare vita”.
Ha qualcosa da dire signor Varin? “Rivendico la perdita dei beni patrimoniali degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia – ha concluso il testimone – alla mia famiglia è stato dato un indennizzo in più rate di circa il 6 per cento di ciò che aveva a Cittanova. Voglio che gli italiani sappiano queste cose. Noi abbiamo pagato i danni di guerra alla Jugoslavia per tutti gli italiani e ciò vi pare giusto?”

Era presente in sala anche lo scrittore Alessandro Porro, figlio di Guido e di Anna Maria, esuli da Capodistria. Il libro di Porro si intitola “Via, dobbiamo partire”. Ne è autore Guido Porro ed è stato curato da Alessandro Porro appunto. I genitori di Guido Porro, Corrado e la moglie Maria Corti, entrambi maestri, risiedevano a Capodistria sin dal 1906. Corrado fu arrestato dai partigiani mentre camminava per strada, ma fu salvato per miracolo dall’infoibamento grazie all’intervento di un giovane partigiano, che era stato suo allievo a scuola, che gli aprì la porta del carcere e lo fece tornare a casa. Continuò quindi a vivere nella sua città, fino al 1953, dopo la perquisizione della casa da parte della polizia popolare, quando le insistenze degli attivisti comunisti che esortavano gli italiani ad andarsene diventarono insostenibili…
Su tali temi, così sconvolgenti, Alessandro Porro, in collaborazione con Martina Ghersetti, ha prodotto un originale docufilm. Esso verrà presentato in occasione del Giorno del Ricordo 2020, il prossimo 3 febbraio, alle ore 15,30 presso la Università della Terza Età di Pordenone, al Centro culturale Casa A. Zanussi, in via Concordia 7. Il titolo del documentario è “Per non dimenticare: l’esodo istriano”, con tre interviste ad esuli istriani e voce narrante di Andrea Appi; l’opera è della videomaker Maria Giulia Buttò.
Ecco, infine, la presentazione del professor Mauro Bertagnin alle fotografie di Lorenzo Furlano e Fabiana Burco, con le dotte citazioni iniziali, così come è stata letta da Bruna Zuccolin, presidente ANVGD di Udine, essendo assente per malattia Bertagnin.
Immagini per un abecedario dei luoghi
“Il Mediterraneo non è solo geografia. I suo confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo. Non sappiamo come fare a determinarli e in che modo: sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono né statali né nazionali. […] Sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa.”
Predrag Matvejević, Breviario Mediterraneo
“El bel ghe piase a tuti”, Antico proverbio istriano.
“La cultura e la storia vengono calate direttamente nelle cose, nelle pietre, nelle rughe sul volto degli uomini, nel sapere del vino e dell’olio, nel colore delle onde”. È in questa icastica frase di Claudio Magris, contenuta nella sua prefazione a “Breviario Mediterraneo” di Predrag Matvejević che si possono identificare già alcuni dei riferimenti che le immagini che i due fotografi Fabiana Burco e Lorenzo Furlano propongono in questa mostra. Elemento centrale della celebre opera di Matvejević è, infatti, l’indagine etimologica sulla parola “Mediterraneo”, che riflette sulla realtà di isole, fari, porti, confini e barriere secondo un percorso tracciato da storiche carte nautiche, ma anche fortemente determinato da culture, religioni, vicende storiche. Ideologie e espressioni artistiche tra loro molto diverse che in quel bacino hanno visto la luce e si sono lentamente affermate. È evidente che il Mediterraneo di Fernand Braudel, delimitato dalle aree rivierasche dove è presente la cultura della vite e dell’ulivo, come quello di Matvejević del resto, include a tutti gli effetti il mare della Serenissima che con i suoi possedimenti dello Stato da Mar ha creato il forte legame di interdipendenza, che ancor oggi, permane tra l’area sud e nord del Mediterraneo. La narrazione proposta dalla mostra ci regala immagini di strade, di paesi, di ambienti e di architetture che rappresentano gli sguardi completamente immersi nella realtà che gli autori intendono offrire al visitatore, limitando al minimo i filtri e le barriere tra fotografo e soggetto. Essi, scegliendo di raccontare gli spazi di vita fissati in momenti non convenzionali, lontano dai clamori del turismo e del glamour, tentano di restituirci, in modo diretto, l’autenticità dei luoghi. I tanti volti dell’Istria e della Dalmazia catturati dai loro obiettivi ci offrono infatti gemme di rara bellezza in un abecedario che spazia da Arbe a Zara. Scorrendo lungo l’intrigante alfabeto dei luoghi che questa piccola quanto pregnante rassegna per immagini ci offre, si possono infatti cogliere scorci unici di Brazza, Cherso, Lesina, Lussino, Lussingrande, Pago, Pola, Premuda, Ragusa, Rovigno, Selve e Spalato. Case tipiche in pietra, arenili, piccole insenature, porti, strade, campanili, vicoli, pescatori e artigiani sono i soggetti scelti per rappresentare una realtà complessa, animata da coste sinuose lambite da un mare cristallino e da borghi sospesi nel tempo e immersi nella luce dell’Adriatico. In questi luoghi, immersi in una natura incantata, la storia sembra aver lasciato tracce indelebili mescolando le memorie della presenza romana, bizantina e veneziana che hanno contribuito a delineare l’identità culturale degli insediamenti stessi e delle popolazioni che vi abitano. Queste località cresciute all’insegna dell’arte e della cultura, ricche di tradizioni forti e affascinanti sono fissate nelle immagini che propone questa mostra con un’elegante semplicità. Del resto come propone una celebre aforisma di Robert Capa “Le immagini sono lì, basta solo catturarle”.

Orari della mostra
La rassegna resterà aperta al pubblico a S. Quirino, in via Umago, 2 al Ristoro da Sferco, fino al 31 dicembre 2019, negli orari di apertura del locale che sono: Sabato ore 18:30–23. Domenica 12–14:30. Lunedì: chiuso. Martedì: 12–14:30. Mercoledì, giovedì e venerdì 12–14:30, 18:30–23.
Cenni bibliografici
Gioia Calussi, Profumo di Dalmazia. Aromi, sapori e tradizioni della cucina dalmata, Udine, Del Bianco, 1995.
Collegamenti nel web
T. H. Tiervo, S. P. Zucchiatti, E. Varutti. Presentato a Udine il libro di Guido Porro da Capodistria con l’ANVGD, on line dal 7 aprile 2019.
