Fuga da Zara nel 1957. Poi i Campi profughi di Udine, Laterina e la casa a Bologna
“Mi raccontò mia madre, che a guerra finita, un pomeriggio, verso sera, vennero a ‘bussare’, con il calcio di fucile, alla porta della nostra casa a Zara, dei partigiani comunisti titini – ha detto Giovanni Stipcevich – cercavano mio padre, ma non lo trovarono, perciò si salvò. Qualche giorno dopo, a notte fonda, ‘bussarono’ alla porta della casa vicino alla nostra, dove viveva la famiglia di mio zio Antonio, fratello di mio padre. Lui era in casa. Lo prelevarono e non tornò più. Maria J., sua moglie, venne a sapere...